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“Miao” del
Synodontis
nigriventris |
Il Synodontis nigriventris per esempio manifesta la sua rabbia quando lo si pesca con un leggero miagolio come molti allevatori possono confermare. Da dove viene allora la storia dei pesci muti?
L’ errore è da attribuire – come succede spesso – indubbiamente a noi uomini. Non abbiamo ascoltato a sufficienza o come minimo non ci siamo soffermati abbastanza a pensare. Naturalmente fuori dall’acqua si possono sentire i suoni solamente di poche specie.... che però non significa in nessun modo che gli altri pesci siano effettivamente muti! Che si senta così poco dei segnali acustici dei pesci è semplicemente da attribuire al fatto che l’acqua assorbe anche suoni molto forti. Del suono che produce un pesce, la maggior parte viene riflessa dalla superficie dell’acqua e rimane così al suo interno. Per questo motivo la maggior parte dei pesci ci sembra perciò muta e quelle specie che noi possiamo sentire fuori dall’acqua sono – almeno per quanto riguarda gli altri abitanti dell’acqua – già insopportabilmente forti.
È dimostrato inequivocabilmente da ricerche mirate con microfoni subacquei che nelle acque in apparenza così tranquille e pacifiche ci sono suoni assordanti. Che gli Apistogramma non fossero molto delicati e che difendessero con veemenza la loro prole e diventando, in caso di necessità, anche aggressivi era già noto da molto tempo, però è da poco che Myrberg & Kramer(1) hanno scoperto che questi pesci si scagliano “gridando” contro i loro avversari. Probabilmente è l’aspetto del pesce, oltre ai forti suoni “brr-brr”, che mettono in fuga velocemente il potenziale predatore della prole.
(1) Tematiche sul comportamento dei pesci come anche dettagli interessanti sulle ricerche bioacustiche del Prof. Myrberg si possono trovare nel libro di Günther K.H. Zupanc “Fische und ihr Verhalten” che è stato pubblicato nel 1982 da Tetra Verlag.
Pesci che cantano
I
sottomarini tedeschi della seconda guerra mondiale creavano grandi
problemi alle unità della marina americana, in quanto erano una
delle armi più temute anche quando il Terzo Reich ormai non aveva
molto più da offrire militarmente. Quindi non c’è da meravigliarsi
che gli Americani abbiano voluto rendere il più possibile sicura la
loro costa orientale. Gli esperti della marina installarono una rete
di sensibilissimi “idrofoni”, vale a dire microfoni subacquei
speciali, che fecero proprio quello che si era sempre temuto: le
campane degli allarmi suonavano e la caccia ai sottomarini in
avvicinamento iniziava. Una caccia a sottomarini che non sono mai
stati trovati: la ricerca di un nemico che di fatto non c’è mai
stato!
Questo “nemico” è stato scoperto solo più tardi: a causare questi suoni subacquei che venivano “identificati” come sottomarini in avvicinamento era una specie di pesci durante il periodo degli amori. Questo pesce dell’Atlantico Occidentale (Micropogonias undulatus) che tutti gli anni all’inizio dell’estate si raduna in grandissimi branchi per la deposizione ha giocato innocentemente un tiro mancino alla marina americana e le ha creato numerose notti insonni.
Ma come si formano i suoni che emettono i pesci? I mammiferi sono dotati come noto della trachea e delle corde vocali, gli uccelli hanno un organo di simile struttura, che però evidentemente non sono adatti per concerti subacquei. Di fatto i suoni dei pesci – dal punto di vista acustico – non sono suoni, grida o canti ma corrispondono più al principio del “tam-tam”. Spesso la vescica natatoria, che originariamente serviva come aiuto al nuoto e per rendere possibile il galleggiamento nelle varie profondità dell’acqua, è stata utilizzata anche allo scopo di creare suoni. Così alcune specie hanno sviluppato dei muscoli specifici come tamburi con i quali portano a vibrazione la vescica natatoria creando in questo modo dei suoni.
È molto interessante sapere anche che la vescica natatoria ha un’importanza fondamentale per l’udito dei pesci, in quanto oltre a produrre dei suoni riesce ad amplificare suoni in arrivo che possono così essere sentiti meglio.
Altri pesci producono suoni con i loro denti, altri ancora sfregano parti del loro scheletro o altri ancora tendono i loro muscoli così fortemente da produrre suoni minacciosi.
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I Caracidi preferiscono i toni alti |
La lingua dei pesci
Una funzione della lingua dei pesci è sicuramente l’emissione di suoni minacciosi.
Proprio i Caracidi e altri pesci di branco emettono continuamente dei suoni molto alti. Molti ricercatori credono oggi che questi suoni servano senz’altro anche per la comunicazione ma principalmente – potenziati dal grande numero – per incutere timore a possibili nemici e scoraggiarli. Secondo il detto “l’unione fa la forza”, anche animali così piccoli, unendo le loro forze, possono
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Il trio della famiglia dei prodotti |
scacciare nemici molto più grandi di loro.
Naturalmente sono noti anche casi nei quali i pesci chiamano direttamente i loro compagni, forse persino come grido di aiuto o anche in occasione del corteggiamento, come se volessero dire “guardami, io sono ancora libero e ti posso offrire un territorio così accogliente”.
Ci sono poi soprattutto le femmine dei Ciclidi nani che brontolano verso il loro compagno quando questo si avvicina troppo alla prole, non sicuramente in modo aggressivo ma più che altro come avvertimento benevolo che il maschio apparentemente capisce molto bene.
I pesci però non reagiscono solo verso suoni minacciosi o richiami dei loro simili, ma anche verso suoni estranei come per esempio i pattinatori che solcano le superfici ghiacciate di laghi e corsi d’acqua, creando rumori infernali per loro.