La curiosa fisionomia di questo pesce è conosciuta da
secoli, tantè che se ne ha testimonianza sin dallantico Egitto, dove veniva
raffigurato nei templi insieme a gatti, ibis, scarabei ed altri animali sacri. Sono
infatti i grandi fiumi africani, come il Nilo, il Congo, il Senegal, il Niger, i luoghi
dorigine di questi strani componenti dellordine dei Pesci Teleostei
Mormiriformi, che comprende le due famiglie dei Gimnarchidi e dei
Mormiridi. La prima è
rappresentata da un solo genere ed ununica specie, Gymnarchus niloticus,
mentre i Mormiridi raggruppano una dozzina di generi (Mormyrus, Gnathonemus,
Marcusenius, Mormyrops, Petrocephalus, Boulengeromyrus, ecc.), con circa 150 specie
dulcacquicole dal corpo allungato e molto appiattito sui fianchi, bocca prominente con
mascelle prive di denti e labbro superiore caratteristicamente allungato in una sorta di
proboscide, da cui il loro nome volgare. In alcune specie in particolare, come in Campylomormyrus
curvirostris, il labbro si è sviluppato fino ad arrivare a misurare un decimo
dellintera lunghezza dellanimale, mentre in altre specie la proboscide è
ridotta (Mormyrus kannume) o assente (generi Marcusenius, Petrocephalus,
Stomatorhinus).
Una proboscide
per mangiare al buio
Questa particolare conformazione anatomica si è evoluta come
adattamento alle condizioni ambientali tipiche di questi corsi dacqua, dove la
visibilità è estremamente limitata a causa della torbidità dovuta al materiale in
sospensione. Non a caso i Mormiridi presentano occhi di regola piccoli, dalla retina più
o meno atrofica, insufficienti quindi per la ricerca del cibo, che viene affidata invece
ad altri organi sensoriali, più precisamente a questa sensibile appendice buccale, ricca
di terminazioni tattili e gustative, con la quale i pesci elefante sondano il fondale
fangoso a caccia dei minuscoli invertebrati che costituiscono la loro alimentazione.
Nelle specie senza proboscide (quali Gnathonemus stanleyanus, Marcusenius
longianalis, Petrocephalus simus) il muso si presenta arrotondato, con la bocca
rivolta verso il basso, di modo che possono alimentarsi direttamente sulla superficie del
fondo ed anche a mezzacqua.
In tutti i Mormiridi comunque la rima buccale è piuttosto ridotta, il
corpo lateralmente compresso, la pinna dorsale simmetrica per forma e posizione a quella
anale, la coda molto pronunciata, a forma di triangolo. Le dimensioni variano dai 20 ai 50
cm a seconda delle specie, senza differenza fra i sessi, identici anche per la livrea che,
in funzione del loro habitat palustre, non presenta colori vivaci, ma mimetici toni
grigio-brunastri, talvolta interrotti a livello della pinna dorsale ed anale da alcune
strisce chiare e oblique, oppure da macchioline scure.
Altri elementi peculiari dei Mormiriformi sono la vescica natatoria
intracranica, collegata tramite un sottile condotto con la parte anteriore
dellintestino, ma soprattutto lenorme sviluppo del cervelletto, di dimensioni
eccezionali per la classe dei Pesci (circa un cinquantesimo del peso corporeo totale). Ma
ladattamento anatomico più singolare, sviluppato da questi pesci per sopravvivere
nelle torbide correnti dei fiumi africani, consiste nella presenza a livello della coda di
un organo elettrico (vedi box), derivante dalla trasformazione dei muscoli caudali e
capace di emettere ininterrottamente una debole corrente (generalmente di pochi V), di
alta frequenza e bassa intensità.
Sono stati condotti diversi esperimenti in acquario per stabilire la
funzione degli organi elettrici nei Mormiriformi: immergendo in acqua due elettrodi
collegati ad un amplificatore si è cercato di quantificare e quindi di interpretare la
sequenza degli impulsi elettrici emessi da questi pesci. La tensione registrata è sempre
risultata troppo bassa per essere in grado di stordire ed addirittura uccidere eventuali
prede, come del resto per intimorire ed allontanare nemici e predatori. Questo è
facilmente verificabile immettendo un pesce elefante in un acquario di comunità: gli
altri pesci non risultano infatti minimamente turbati dalle scariche elettriche prodotte
dal nuovo ospite; anche stimolando una maggiore frequenza degli impulsi da parte
dellanimale, per esempio inducendolo a muoversi ed agitarsi con offerte di cibo, non
si verificano cambiamenti di sorta. Se invece proviamo ad introdurre nellacquario un
altro pesce elefante, il primo Mormiride risponderà a questa invasione del suo territorio
aumentando sensibilmente la frequenza delle scariche elettriche, alle quali lintruso
risponde a sua volta, in un duello allultimo V! Solitamente queste dimostrazioni di
forza finiscono con labbandono del campo da parte del nuovo venuto, permettendo al
legittimo proprietario del territorio di tranquillizzarsi ed emettere i suoi soliti
impulsi in tranquillità. Le attitudini territoriali, proprie della maggior parte dei
Mormiridi, non si riscontrano nei pesci dei generi Marcusenius e Petrocephalus che
preferiscono invece vivere in gruppo e, se messi in un acquario con altre specie, anche
nelloscurità si riuniscono fra di loro a formare un branchetto.
Questi esperimenti hanno dimostrato che il campo elettrico di cui questi
pesci si circondano è determinante per le relazioni intra- ed interspecifiche,
permettendo loro di "vedere", cioè di riconoscere gli individui della stessa
specie, ma anche eventuali predatori, di evitare ostacoli ed individuare il cibo. Inoltre,
è stato visto che durante il periodo riproduttivo gli organi elettrici sono più
sviluppati, inducendo a pensare che abbiano importanza anche nella formazione delle
coppie: infatti grazie al loro "radar" questi pesci normalmente solitari e
territoriali riescono a trovarsi e comunicare.
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Un pesce
giocoliere
I pesci elefante sono ospiti frequenti degli acquari di comunità,
adattandosi bene alla convivenza con pesci di altre specie. Fra le varie specie di
Mormiridi più conosciute dagli acquariofili spicca Gnathonemus petersii, dal
comportamento socievole e giocoso, unico nel mondo dei pesci: è capace infatti di giocare
a lungo con delle foglioline, pezzetti di legno, addirittura con una pallina, spingendoli
incessantemente con il muso appuntito per tutto lacquario! Pacifico nei confronti
degli altri pesci, G. petersii è però aggressivo nei confronti degli appartenenti
alla sua stessa specie, con i quali si contende il territorio, perciò è preferibile
scegliere esemplari piccoli e della stessa taglia. Simile ad esso è Gnathonemus
elephas, dotato di una "proboscide" più vistosa del primo, al quale
assomiglia per la colorazione scura con bande verticali bianco-giallastre situate
allaltezza delle pinne, evidenti soprattutto negli esemplari giovani.
La lunghezza massima raggiunta in natura da queste due specie è di
circa 20 cm e, anche se in acquario tendono a rimanere più piccole, necessitano di una
vasca medio-grande (almeno 100 l), dotata di un buon filtraggio, angoli con vegetazione,
legni di torbiera, nascondigli vari e unilluminazione non troppo intensa, date le
abitudini notturne di questi animali. La temperatura dellacqua dovrà essere
mantenuta intorno ai 22-28 °C, con valori di pH 7 e durezza 10° dGH. Prevalentemente
carnivori, i pesci elefante si adattano bene al tubifex e larve di zanzara liofilizzate ed
anche mangime secco in pastiglie.
Numerose in acquario anche le specie senza "proboscide": fra
le più frequenti G. stanleyanus è una specie vivace senza essere aggressiva con
gli altri pesci, tranne con i suoi consimili che tiene alla larga dal suo territorio. Per
questo motivo e per le sue dimensioni (può arrivare fino a 40 cm) è consigliabile
allevare non più di due di questi esemplari in acquario, altrimenti le scariche
elettriche emesse nelle dispute territoriali a lungo andare potrebbero danneggiarli.
Decisamente più piccoli (4-8 cm) sono Petrocephalus simus e P.
catostoma (di cui si trova anche la varietà albina), Pollimyrus castelnaui e P.
nigripinnis, tutte specie non territoriali, ma che anzi preferiscono vivere in piccoli
gruppi, con valori dellacqua altamente alcalini (pH 8,8). Altre specie di
Mormiriformi facilmente reperibili dallacquariofilo sono Mormyrus longirostris,
M.boulengeri, Marcusenius angolensis e perfino Gymnarchus niloticus (anche
nella varietà albina), che però consigliamo solo a chi dispone di vasche ampie e
sufficientemente attrezzate per contenere questi pesci, le cui dimensioni variano dai 20
ai 35 cm ed oltre (il gimnarco arriva ad un metro e mezzo di lunghezza per circa 12 kg di
peso!). Gli appassionati che vogliano tentare la loro riproduzione in acquario
(della quale si sa ben poco) considerino inoltre che si tratta di pesci dalle spiccate
attitudini territoriali, attivi prevalentemente allimbrunire, che non vanno quindi
tenuti insieme a specie più piccole, poiché questultime potrebbero essere
disturbate di notte dai loro campi elettrici.
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Lorgano elettrico
Oltre che nelle torpedini ed nei gimnoti, anche nei Mormiriformi
(Mormiridi e Gimnarchidi) è stata accertata la presenza di recettori elettrici,
diversamente distribuiti a livello dellapparato cutaneo a seconda delle specie.
Questi organi elettrici sono generalmente 4 (nel Gymnarchus arrivano ad 8), due
dorsali e due ventrali, disposti sul peduncolo caudale dove formano una specie di
cilindretto che, in sezione, appare costituito da una guaina esterna di tessuto connettivo
fibroso, al cui interno trova posto un gran numero di particolari cellule muscolari che
producono gli impulsi elettrici. Questi elementi, particolarmente appiattiti (1/100 di mm
di spessore), sono impilati a colonna uno sopra laltro, fino a 200-400 per ogni
organo elettrico; ciascuno di essi è in grado di fornire una differenza di potenziale di
0,14 V ed è posto in serie con gli altri elementi formanti la colonna, mentre le varie
colonne sono collegate tra di loro in parallelo. Ogni placca elettrica viene innervata
sulla superficie posteriore da motoneuroni della linea laterale.
Si ipotizza che lenergia elettrica prodotta da queste cellule
serva ad attivare particolari recettori sensoriali (mormiroblasti) che nei Mormiriformi
sono disposti nello spesso strato mucoso che riveste lepidermide. Questi agirebbero
da stazioni di rilevamento del campo elettrico: il pesce, tramite continue scariche, crea
intorno a sé un campo elettrico al cui interno può avvertire la presenza di elementi
conduttori e non conduttori. Ogni volta che un corpo con conduttività diversa
dallacqua gli si avvicina, le linee di forza del campo elettrico del pesce subiscono
una modificazione: i buoni conduttori producono una convergenza delle linee di forza del
campo elettrico, mentre i cattivi conduttori le fanno divergere. Tale variazione viene
quindi captata dai recettori sensoriali cutanei, che consentono all'animale di reagire ai
cambiamenti della distribuzione del potenziale elettrico sulla sua superficie corporea,
avvertendolo della presenza di ostacoli, prede o predatori, anche in acque visibilmente
impenetrabili. Lo straordinario sviluppo del cervelletto dei Mormiriformi si spiegherebbe
con limportanza per lorientamento e la vita di relazione di questo apparato
sensoriale, in grado di avvertire anche minime modificazioni del campo elettrico (da 3
milionesimi di ampère fino a un bilionesimo).
E probabile che la funzione dellorgano elettrico sia stata
primariamente di natura difensiva ed offensiva (stordimento e cattura delle prede),
evolutasi poi come strumento in grado di fornire utili informazioni sullambiente
circostante nei pesci con abitudini notturne o viventi in acque torbide. La capacità che
hanno certi pesci di orientarsi attraverso variazioni del campo elettrico rappresenterebbe
quindi una forma di convergenza evolutiva sviluppatasi in specie sistematicamente lontane
fra di loro (le torpedini, per esempio, sono Pesci cartilaginei, mentre i Gimnotidi ed i
Mormiriformi sono Pesci ossei), che hanno però adottato la stessa soluzione per
sopravvivere sui fondali melmosi, dove possono cacciare anche di notte.
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