Fra le molteplici variazioni
interspecifiche allinterno dellampia classe dei Pesci con
rappresentanti dalle più disparate forme, dimensioni e colori troviamo anche
quegli animali comunemente chiamate razze, dalla strana ed elegante forma appiattita,
terminante in una coda sottile ed appuntita.
Appartenenti alla
categoria dei Pesci cartilaginei (o Condroitti) con lordine dei
Rajformi, la
famiglia dei Potamotrigònidi (dal greco potamòs, fiume, e trygon, tortora)
- della quale fanno parte le razze dacqua dolce - comprende 3 generi (Paratrygon,
Potamotrygon, Plesiotrygon) e circa 20 specie, talvolta erroneamente scambiate con
alcune appartenenti alla famiglia affine dei Dasiatidi, dal corpo simile a quello delle
razze ma ancora più slargato, note con il nome di trigoni o pastinache.
Ecologia delle
specie amazzoniche
Le varie specie di Potamotrigònidi sono esclusivamente dulcacquicole e
vivono nei principali sistemi fluviali del Sud America, eccetto quelli che affluiscono nel
Pacifico e nei bacini idrografici costieri dellAtlantico a sud del Rio della
Plata;
sono apparentemente assenti dal bacino del Rio Sao Francisco in Brasile ed invece
variamente rappresentate nel resto del Paese.
Recentemente unéquipe di ricercatori ha condotto studi sul campo
su alcune specie che popolano gli llanos del Venezuela (bacino del Rio
Apure), in
particolar modo su Potamotrygon orbignyi e Paratrygon aiereba; queste
ricerche hanno fornito dati interessanti circa le abitudini, lalimentazione, il
comportamento riproduttivo e lhabitat di tali specie, il cui ciclo ontogenetico era
pressoché sconosciuto.
Fra le altre specie maggiormente conosciute ne citiamo alcune che vivono
nelle acque dellOrinoco e di altri grandi fiumi amazzonici, quali Plesiotrygon
iwamae, Potamotrygon motoro, P. laticeps, P.reticulatus, P. humboldtii e P.
magdalenae. Tutte queste razze presentano una forte variabilità individuale della
livrea, con diversi tipi di macchie, striature, vistosi ocelli e sfumature che, talvolta,
rendono dissimili anche soggetti appartenenti alla stessa specie e pongono seri problemi
di classificazione tassonomica.
Caratteristica comune a tutti i Rajformi è il corpo segnato dal
notevole sviluppo delle pinne pettorali - che arrivano a saldarsi allestremità
posteriore della testa, fino allaltezza degli occhi - facendosi così appiattito e
subsferico da essere chiamato disco e dal quale si diparte nettamente la coda.
Allappiattimento in senso dorso-ventrale del corpo si accompagna
anche la riduzione o la scomparsa delle pinne dorsali e della pinna caudale.
Questultima si trasforma nellappendice appuntita caratteristica delle razze,
dotata anche di un particolare elemento anatomico: un temibile aculeo seghettato posto in
posizione dorsale in alcune specie può raggiungere i 30 cm di lunghezza -
contenente anche del veleno che, in caso di pericolo, viene energicamente sfoderato dal
pesce ed usato a mo di frusta contro il supposto aggressore.
In acquario si è visto che le razze sostituiscono periodicamente la
loro temibile arma durante laccrescimento, così che gli aculei si possono talvolta
trovare nel filtro o fra la sabbia.
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Razze e squali:
uninsospettabile parentela
La capacità di confondersi col il substrato attraverso una colorazione
mimetica è il risultato delle attitudini bentoniche di questi pesci, che passano la
maggior parte del loro tempo immobili e nascosti sul fondo, in attesa delle loro prede. La
scarsa abitudine al nuoto, legata ad un aspetto scarsamente idrodinamico, non farebbero
certo sospettare la stretta parentela che invece unisce le razze agli squali.
In effetti, ad un esame basato solo sullaspetto esteriore questi
animali appaiono agli antipodi: da una parte il profilo affusolato ed idrodinamico del
predone dei mari, nuotatore eccellente; dallaltra la struttura bidimensionale e
statica della razza, sedentaria sul fondo. Eppure Rajformi e Squaliformi appartengono alla
medesima sottoclasse degli Elasmobranchi (o Selaci), i cui rappresentanti siano
essi squali o razze sono tutti accomunati da identiche caratteristiche anatomiche.
La prima e più significativa è lassenza di tessuto osseo, sostituito da
cartilagini (da qui il nome di Condroitti) e della vescica natatoria, presente invece nei
Pesci Ossei; particolarmente evidente è poi il caratteristico apparato respiratorio
(posto lateralmente negli squali e in posizione ventrale nelle razze) che si apre
allesterno con due serie di fessure dalle quali fuoriesce lacqua ad ossigenare
le branchie.
Anche attraverso una rapida ricognizione superficiale appaiono ulteriori
analogie fra razze e squali: entrambi al tatto presentano una cute particolarmente ruvida,
dalleffetto di una carta vetrata, dovuta alla presenza di minuscole scaglie placoidi
costituite da un materiale simile allo smalto disseminate sulla pelle in
posizione inclinata dalla testa verso la coda.
Senza dilungarci oltre sulle numerose analogie morfo-anatomiche
esistenti fra squali e razze, è interessante notare come da un comune progenitore
squaliforme, probabilmente dulcaquicolo come dimostra la bassa concentrazione di
ioni minerali presenti nel sangue di questi animali si siano evoluti due ceppi
distinti, lentamente divenuti radicalmente diversi: i Pleurotremata (gli squali)
dalla forma allungata e cilindrica, che nuotano incessantemente; e gli Hypotremata
(le razze) dal corpo sottile ed appiattito, che vivono sul fondo.
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Hanno il corpo appiattito come le sogliole,
ma a simmetria bilaterale
Questo graduale processo di adattamento funzionale ha prodotto nelle
razze varie trasformazioni anatomiche, necessarie per la vita bentonica che esse conducono
sui fondali. Si è già detto dellappiattimento del corpo, trasformazione che ha
comportato anche modificazioni dellapparato boccale, con la migrazione della bocca
nella faccia inferiore del disco, dotatasi di robusti denti a placche in grado di
triturare anche i gusci di conchiglia più coriacei.
Anche le fessure branchiali (sempre 5 per lato) e le narici hanno
seguito la bocca in questo processo di migrazione verso il basso, arrivando però a
trovarsi in una posizione svantaggiata per assicurare un costante apporto dacqua
allapparato respiratorio. Questo problema è stato risolto da due spiracoli posti
dietro gli occhi, sulla faccia dorsale del corpo, che emergono anche quando lanimale
è nascosto nei sedimenti del fondo e sostituiscono la bocca nellinalazione del
flusso dacqua necessario alla respirazione.
Durante questa lenta metamorfosi evolutiva, mentre il corpo si
appiattiva, allargandosi con delle sviluppatissime pinne pettorali, si riduceva la regione
caudale che venendo meno la funzione propulsiva che le è propria si è
modificata in unestremità sottile ed appuntita, senza significato per la motilità
dellanimale ma che viene usata a scopo difensivo. Le pinne ventrali sono rimaste
invece discretamente sviluppate e, nei maschi, si sono trasformate in due
pterigopòdi,
corte appendici che servono da organi copulatori.
Le abitudini piuttosto sedentarie delle razze non impediscono comunque
loro di nuotare agevolmente; infatti, grazie alle loro ampie pinne pettorali, si muovono
con una caratteristica ondulazione, leggera ed aggraziata, che ricorda il volo con le ali.
In questo modo le razze riescono a compiere brevi balzi sulle prede piccoli pesci,
crostacei, molluschi oppure spostamenti a tappe verso nuove zone di caccia e di
riproduzione.
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Dimorfismo sessuale
e riproduzione
La maturità sessuale è correlata allo sviluppo corporeo: nei maschi
non viene raggiunta prima dei 200-400 mm di diametro del disco, a seconda delle specie; le
femmine manifestano i primi segni di maturazione sessuale intorno ai 180-350 mm di
diametro. Alla maturità i maschi si distinguono dalle femmine, oltre che per gli
pterigopòdi, anche per la presenza di caratteri sessuali secondari.
A proposito dellaccoppiamento cè una certa discordanza nei
dati bibliografici sullargomento: dallosservazione sperimentale condotta in
acquario le femmine di certe specie si unirebbero ai maschi nellatto riproduttivo
poggiandosi sul fondo con il dorso, mentre altre fanno il contrario. La riproduzione
avviene mediante grosse uova rivestite da un involucro corneo protettivo, con delle
appendici agli angoli, molto simile a quello di certi squaliformi, come per esempio i
gattucci. Nelle razze dacqua dolce la gravidanza ed il parto si verificano
soprattutto durante la stagione delle piogge ed il numero dei nati è sempre molto basso
(1-2 individui) a causa della grandezza delle uova portate dalla madre.
Le razze dacqua dolce sud americane raggiungono da adulte
dimensioni ragguardevoli, fino al diametro di un metro ed anche oltre; in Potamotrygon
orbignyi le maggiori dimensioni registrate sono state 780 mm/diam. e 25 kg/peso,
mentre in Paratrygon aiereba sono state 325 mm/diam. e 2 kg/peso.
Quindi, sia per le dimensioni che per la pericolosità del loro aculeo
velenoso, queste razze non sono ospiti raccomandabili negli acquari casalinghi; inoltre
questi pesci passano la maggior parte del tempo mezzi seppelliti sotto la sabbia ed è
difficile alimentarli se non con cibi freschi.
La capacità minima consigliata della vasca è di 400 l, dotata di un
substrato fine o sabbioso nel quale le razze possano agevolmente seppellirsi; la
temperatura dovrà essere mantenuta sui 24-27 °C, il pH 6 e la durezza dellacqua
intorno ad 8 °dGH. Una volta acclimatatisi questi animali possono vivere a lungo in
acquario (anche per più di 10 anni), dimostrando caratteristiche di domesticità e
socievolezza: infatti si prestano volentieri ad essere accarezzate e lisciate sul dorso,
tanto che in alcune strutture pubbliche ci sono vasche apposite che permettono ai bambini
di toccarle e di ammirare lineguagliabile bellezza del loro nuoto alato, con la
sorpresa di vederle improvvisamente dileguarsi in una nuvola di sabbia.
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Il veleno delle razze
Generalmente schive ed elusive nei confronti degli intrusi, le razze
generalmente adottano la fuga, ma se si sentono in pericolo usano il loro temibile aculeo
come arma deterrente. Il secreto tossico inoculato attraverso la puntura di questo aculeo
velenoso è pericoloso per luomo, al quale può provocare seri traumi fisici
poiché, oltre alla dolorosa lesione, subentra spesso un malore generale che può
addirittura provocare fenomeni di paralisi e collasso cardiocircolatorio, talvolta con
esiti fatali.
Le punture addominali sono quelle più serie e, se non curate
immediatamente, possono portare alla morte dopo solo un giorno dalla loro inoculazione,
mentre quelle agli arti non sono quasi mai letali, anche se necessitano di essere trattate
adeguatamente. In entrambi i casi si praticherà un taglio sulla ferita che deve essere
sciacquata e pulita, poi si cercherà di rimuovere la spina conficcata facendo ben
attenzione che non vi rimangano frammenti; la parte lesa dovrebbe quindi essere immersa
per unora in acqua molto calda, quasi bollente. Dopo questo trattamento si
cercheranno di nuovo eventuali tracce dellaculeo dentellato che, conficcandosi nella
carne, spesso si rompe in minuscoli pezzetti. E consigliabile, sotto cura medica,
anche un trattamento antibiotico e la somministrazione di un agente antitetanico.
Ovviamente queste indicazioni sono cure durgenza alle quali ricorrere se non
cè un ospedale vicino nel quale ricoverare il paziente in breve tempo.
Le razze - sia le specie marine che dacqua dolce possono
infatti essere causa di dolorosi incidenti per coloro che incautamente guadano un corso
dacqua o vi fanno il bagno, poiché questi pesci vivono semisepolti sui fondali
sabbiosi o fangosi, nei quali si mimetizzano molto bene.
La pericolosità di questi animali è ben nota alle popolazioni indigene
cacciatrici del Sud America, che stanno bene attente a non calpestarli e perlustrano i
fondali pronti a lanciare la fiocina non appena intravedono la loro sagoma mimetizzata
sotto la sabbia. Le vittime più frequenti sono i bambini che giuocano nuotando nelle
acque basse della giungla, esponendo così laddome allaculeo delle razze
nascoste nel fango.
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