Curiosando nei negozi di
souvenir esotici, fra gli innumerevoli oggetti provenienti dai mari tropicali, assemblaggi
un po' kitch di conchiglie, noci di cocco, stelle marine, aculei di ricci, avremo
senzaltro notato degli insoliti pesciolini sferici, irti di spine, che sembrano in
procinto di scoppiare, patetiche caricature di una struttura anatomica unica
nellittiofauna marina e per questo vittime di un mercato di cianfrusaglie che non
accenna a scomparire.
Noti con il nome di pesci istrice, insieme ai pesci palla, pesci
scatola, pesci balestra, pesci luna, appartengono allordine dei Pesci Teleostei
Tetraodontiformi (Tetraodontiformes), rappresentato da oltre 300 specie,
prevalentemente marine, talvolta di acque salmastre o dolci, a diffusione mondiale. Le 8
famiglie di cui lordine è composto annoverano pesci con diverse caratteristiche,
per cui è difficile darne una descrizione generale; ci limitiamo a dire che hanno una
forma raccolta (a seconda dei casi ovoidale, discoidale, romboidale), cute coriacea priva
di vere scaglie, ma provvista di spine dermiche, placche o scudi ossei separati o uniti
tra loro in una corazza rigida, linea laterale e vescica natatoria per lo più assenti,
denti robusti spesso fusi a formare un becco.
Alcuni Tetraodontiformi hanno sviluppato singolari caratteristiche
evolutive nella strategia difensiva, con comportamenti unici nel mondo dei Pesci. Le
specie appartenenti alla famiglia dei Diodontidi (Diodontidae), fra cui il ben noto
pesce istrice (generi Diodon, Chylomicterus, Atinga), possiedono una plica
tegumentaria ventrale, il cosiddetto "sacco stomacale", che si dilata
enormemente quando il pesce riempie lo stomaco di aria o di acqua ingurgitate, conferendo
così allanimale una quasi perfetta sfericità. Loperazione di riempimento
viene fatta per deglutizione e loperazione inversa per contrazione della muscolatura
ventrale. Si è visto che lanimale utilizza la deglutizione di acqua per gonfiarsi
velocemente quando viene attaccato nel suo ambiente; mentre si gonfia daria come un
pallone, perdurando in questo stato anche per ore, quando viene estratto dallacqua
dalluomo o da eventuali predatori. Rimesso in acqua, può rimanere a galla
lasciandosi trasportare via dalle correnti, oppure, sgonfiandosi, può prontamente
immergersi.
Questo particolare comportamento dei pesci istrice rappresenta una
forma difensiva che, aggiunta alle temibili spine cutanee, scoraggia senzaltro gli
aggressori che non riescono ad afferrarlo. Le modificazioni anatomiche che stanno alla
base di tale singolare adattamento (oltre alla presenza del sacco stomacale) hanno
comportato unatrofia della muscolatura ventrale e lassenza di costole e di
pinne ventrali. Lunica pinna dorsale, a raggi molli, è in posizione arretrata ed
opposta a quella anale.
Oltre che per le spine erettili (che nel genere Chylomicterus
non possono essere ripiegate lungo il corpo come invece negli altri generi), questi pesci
si riconoscono facilmente per il robusto "becco" ad uccello, visibile anche a
bocca chiusa, costituito da due placche ossee, una mascellare e laltra mandibolare,
con le quali riescono ad avere la meglio delle dure corazze degli invertebrati dei quali
si cibano. Molluschi, crostacei, echinodermi, costituiscono lalimento principale dei
pesci istrice che, con lo stesso sistema usato per gonfiarsi, producono dei getti
dacqua per smuovere la sabbia e scoprire le prede insabbiate.
Le 15 specie conosciute popolano i fondali sabbiosi e le formazioni
coralline delle zone costiere tropicali e temperate di tutto il mondo, senza mai scendere
sotto i 10 m di profondità. Non essendo dei provetti nuotatori si lasciano volentieri
trasportare delle correnti marine e occasionalmente sono stati rinvenuti anche nel
Mediterraneo.
Il loro aspetto inconfondibile ed accattivante, con grandi e teneri
occhi, ha indotto molti acquariofili a cimentarsi nel loro allevamento, che non è
consigliabile ai neofiti dato che non sono pesci facilmente acclimatabili.
Affini ai pesci istrice sono i pesci palla, della famiglia dei
Tetraodontidi (Tetraodontidae; generi Tetraodon, Arothron, Lagocephalus,
Takifugu, ecc.), che si distinguono dai Diodontidi per la pelle nuda o con piccole
spinule sparse, per il becco diviso in due formazioni dentarie mascellari e due
mandibolari, per limmagazzinamento dellacqua e dellaria in un sacco
dilatabile annesso allo stomaco.
Le visceri e gonadi contengono un micidiale veleno
neurotossico, la
tetrodotossina (vedi articolo sui veleni del n° precedente), eliminabile solo con
complicati e non sempre efficaci processi gastronomici. In Cina e Giappone questi pesci
vengono chiamati "fugu" e sono molto ricercati per la bontà delle loro carni,
nonostante siano responsabili di gravi episodi di intossicazione alimentare, spesso con
esiti fatali. Alcuni anni or sono anche in Italia sette persone rimasero gravemente
avvelenate e tre di esse morirono per il consumo di tetraodontidi importati ed
erroneamente venduti come "code di rospo". Vista la proliferazione di ristoranti
asiatici nel nostro paese ci auguriamo rigidi controlli a questo riguardo.
Oltre alle specie marine, esistono anche dei tetraodontidi quasi
esclusivi delle acque dolci: il Tetraodon mbu del Congo, il T.fahaka del
Nilo e del Senegal, il T. fluviatilis del Gange ed il T. psittacus del Rio
delle Amazzoni.
In alcune specie di Tetraodon i due sessi coesistono e nella
riproduzione, a seconda dellattività delle ghiandole endocrine, i ruoli vengono
determinati dalle risposte cellulari agli ormoni secreti. Tali influenze di tipo
ipotalamico-ipofisario devono essere a conoscenza dellacquariofilo che si cimenti
nella riproduzione di questi pesci, nei quali il dimorfismo sessuale è piuttosto incerto
e che presentano invece caratteristiche di ermafroditi insufficienti.
Infine i pesci scatola o pesci cofano, con una decina di specie
appartenenti alla famiglia degli Ostracidi (Ostraciidae; generi Ostracion,
Rhinomesus, Lactophrys, Rhyncostracion, ecc.), dallinconfondibile forma del
corpo racchiuso in una corazza formata da un mosaico di piastre ossee, dalla quale esce
soltanto la base delle pinne ed il peduncolo caudale; spesso presentano sopra gli occhi e
dietro lanale delle appendici appuntite simili a corna. Anchessi producono una
sostanza tossica, lostracitossina, nociva nei confronti di altri pesci, soprattutto
in ambienti limitati.
Limmissione in acquario di questi pesci deve essere effettuata
con cautela e anche per il trasporto bisogna mettere un solo pesce per contenitore.
Lacqua di trasporto non deve essere versata in acquario poiché potrebbe contenere
le tossine emesse dal pesce a causa dello stress e di piccole escoriazioni sempre presenti
dopo la cattura con il retino.
Lalimentazione deve essere la più varia possibile somministrando
un paio di volte alla settimana cibo surgelato (gamberetti, artemie saline, molluschi,
ecc.) ben scongelati e sciacquati, quindi integrati con un prodotto polivitaminico
specifico per pesci dacquario. E bene abituare subito i pesci ad accettare
cibi granulari e liofilizzati di buona qualità da somministrare in piccole quantità
anche un paio di volte al giorno.
Lacquario deve essere provvisto di un buon filtraggio biologico
con un movimento dacqua non eccessivo dato che questi pesci non sono ottimi
nuotatori, e per larredamento dobbiamo rinunciare ad anemoni e attinie tra i cui
tentacoli troverebbero morta sicura, ma anche coralli vivi, poiché i Tetraodontidi ne
sono molto ghiotti.
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A causa della loro particolare conformazione i Pesci
Tetraodontiformi hanno sviluppato un tipo di natazione che non coinvolge il corpo, ma è
sostenuta dalle pinne. Nel caso dei Diodontidi la propulsione è ottenuta con ritmiche
ondulazioni delle pinne pettorali; nei Tetraodontidi, invece, il nuoto è assicurato con
movimenti laterali della pinna dorsale ed anale, mentre quella caudale funge da timone;
negli Ostracidi, infine, che stanno a lungo immobili sul fondo, sono i movimenti laterali
della pinna caudale che consentono lo spostamento. E interessante notare come nel
loro ambiente i pesci corazzati o velenosi si lascino avvicinare facilmente, molto di più
di quelli dai colori vistosi. Nellambito della strategia difensiva levoluzione
ha stabilito una distanza di fuga specifica per ciascuna specie, che è tanto maggiore
quanto minori sono le protezioni dellanimale. Così che è possibile avvicinarsi
molto ai pesci che si mimetizzano e si nascondono alla vista, come pure ai pesci provvisti
di veleno o di scudi ossei, che, per la loro mansuetudine, si adattano anche rapidamente
alla cattività.
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I pesci sopra descritti sono spesso ospitati in acquari
salmastri, ambienti con un grado di salinità intorno al 15-20 per mille.
Infatti, questi animali che da giovani sono pelagici, trascorrono invece la
loro vita adulta lungo le zone costiere, dove l’acqua è calma e spesso
commista con quella dolce degli estuari.
L’acquario salmastro riproduce un ambiente di frontiera
tra mare e fiumi, e a seconda della salinità potremo arredarlo con
caratteristiche più dulcacquicole o marine, scegliendo piante e animali
più o meno resistenti alla concentrazione di sale scelta.
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Ordine: Tetraodontiformi
Sottordine: Tetraodontoidei
Famiglie:
- diodontidi: 5 generi (Diodon, Dicotylichthys, Ciclichthys, Lophodion, Chhilomycterus);
15 specie
- triodontidi: 1 genere (Triodon); 1 specie (T. bursarius)
- tetraodontidi: 13 generi (Tetradon, Lagocephalus, Sphoeroides, Canthygaster,
Gastrophtsus, Chelonodon, etc.); 130 specie.
I Tetraodontiformi sono principalmente marini (comprende anche il
sottordine dei Balistoidei), talvolta di acque dolci o salmastre, a diffusione mondiale,
conosciuti come pesce palla, istrice, balestra, grilletto, luna, scatola, cofano, etc.
mancano di costole e la pelle è cuoiosa, priva di vere scaglie e solitamente provvista di
spine dermiche. I denti sono robusti e spesso fusi a formare un robusto becco. I
diodontidi e i tetraodontidi si possono dilatare enormemente riempiendo lo stomaco di
acqua o aria ingurgitata. Molte specie hanno carni velenose per la presenza di
tetrodotossina.
Escludendo i pesci luna che arrivano a 3 metri, i Tetraodontiformi sono litorali e non
superano i 10-50 cm. La dieta è varia e consta soprattutto di invertebrati bentonici, ma
non mancano specie almeno parzialmente erbivore.
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De Graaf F.
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Marshall N. B. (1972) La vita dei pesci Garzanti
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(1991) The New Saltwater Aquarium Handbook
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http://jump.altavista.com/rns.go?Tetraodontidae
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