Tutto quello che avreste voluto sapere sull’acquario… e nessuno vi ha mai detto
(parte prima)
A cura di Maurizio Lodola
L’odierna acquariologia si avvale di strumenti e preparati spesso complessi, il
cui uso e funzionamento non sono sempre facilmente comprensibili al neòfita, il
quale talvolta, e a ragione, si scoraggia di fronte a termini quali osmosi
inversa, biodenitratore, adsorbimento, effetto chelante, ecc. Se da una parte la
terminologia tecnica in uso sulle indicazioni dei prodotti è indice anche delle
severe normative che controllano l’esattezza delle composizioni chimiche o della
funzionalità dell’oggetto in questione - a garanzia quindi del consumatore -
d’altra parte, chi legge non può essere necessariamente un biochimico o un
tecnico. Esclusi dunque quest’ultimi, gli altri acquariofili come fanno a
destreggiarsi in un campo dove la corretta applicazione dei princìpi della
fisica, di reazioni chimiche, di conoscenze etologiche ed altro ancora,
determina il funzionamento o meno dell’acquario? La risposta sta probabilmente
nella passione per questo hobby, che accomuna persone di vario genere e stile di
vita, le quali, nonostante le ripetute difficoltà e delusioni che si incontrano
inevitabilmente lungo il percorso, sono comunque stimolati a perseverare da
quello che è invece il rovescio della medaglia, cioè l’appagamento per la
bellezza e la serenità che emana un acquario ben tenuto. Per arrivare a questo
si fanno vari tentativi - a volte coronati da successo e talvolta fallimentari -
continuando comunque a provare, per arrivare infine a quella giusta alchimia che
concili le conoscenze acquisite con quella dose di pazienza, di tempo e di
investimento economico che ci possiamo permettere. Premesso ciò, sono convinto
che molti acquariofili possano trarre giovamento dal confronto con le esperienze
altrui, individuando nei problemi comuni – e soprattutto nella loro risoluzione
– molti loro dubbi su temi di larga diffusione, come l’alimentazione dei pesci,
le malattie, il filtraggio, ecc. Ecco quindi le risposte ad alcuni fra i quesiti
e i problemi che ricorrono più frequentemente in acquario: esse sono frutto
della mia esperienza personale, maturata in circa 30 anni di “militanza” sul
campo, oltre che dei miei studi in biologia e di consulenza tematica on-line.
Ovviamente, possono essere adattate
ad
personam,
modificandole a seconda delle esigenze individuali, come pure possono essere
scartate, preferendo ad esse altri tipi di soluzioni alternative e/o empiriche.
L’acquariologia, d’altronde, non è una scienza esatta, ma un terreno di
sperimentazioni tese ad eguagliare il più possibile lo schema della natura, nel
rispetto della vita di piante ed animali.
L’acqua
Quale
acqua usare?
L'acqua normalmente erogata
dall'acquedotto contiene in misura variabile un'infinità di sostanze, le quali,
benché "quasi innocue" per gli uomini, la rendono ad alto rischio per i nostri
beniamini. Vi possiamo trovare ioni di metalli pesanti, come ferro, piombo e
rame, pesticidi ed anticrittogamici, nitrati e fosfati, oltre al cloro, tanto
cloro. Spesso si fa ricorso a resine a scambio ionico che, però, sostituiscono
anioni e cationi con sodio e nuovamente cloro. Anche l'acqua distillata
acquistata al supermercato in effetti non è altro che acqua deionizzata ad alto
contenuto di sodio, come possiamo verificare misurandone la conduttività. Un
tempo era possibile utilizzare l'acqua piovana, ma l’ormai diffuso inquinamento
atmosferico la rende sconsigliabile; così pure l'acqua di pozzo, che spesso
riceve infiltrazioni provenienti da discariche e fogne, perdendo così anche la
denominazione di "batteriologicamente pura" che l'acquedotto comunale riesce
ancora a garantirci.
L’unica scelta valida rimane
quindi l’acqua preparata con impianti ad osmosi inversa: il risultato è un’acqua
privata dei suoi sali mediante un procedimento, l'osmosi inversa, appunto,
consistente in una filtrazione a pressione attraverso una speciale membrana di
materiale sintetico, permeabile soltanto alle molecole del solvente. L’acqua
così ottenuta è perfettamente pura, anche se troppo povera per consentire la
vita dei pesci. Questo sistema di ultra-filtrazione, infatti, elimina qualunque
tipo di sostanza disciolta. Sarà necessario, allora, reintegrare gli
oligoelementi con un prodotto specifico facilmente reperibile dal nostro
negoziante di fiducia come il Sera Mineral salt.
A cosa serve il
biocondizionatore?
Il biocondizionatore è un
complesso di sostanze colloidali ad azione chelante: la sua funzione è quella di
legare gli ioni metallici presenti nell’acqua rendendoli innocui, stimolando al
contempo la produzione di muco protettivo dei pesci. In quelli di ottima qualità
– come il Sera Aqutan – è presente la vitamina B1 (detta anche
aneurina), attiva sul sistema nervoso, sul quale esercita una azione di
controllo quando un eccesso di adrenalina altera l'attività motoria e muscolare
in genere, agendo così come fattore antistress.
È necessario effettuare i
cambi d’acqua?
I cambi d’acqua parziali
settimanali (in misura del 5-10% a seconda del numero di pesci che ospitiamo)
sono di fondamentale importanza per la corretta gestione del nostro piccolo
mondo sommerso. L’acquario è un crogiuolo incredibile di reazioni chimiche dove
ad ogni istante si perpetua il mistero della vita: tutto ciò che immettiamo con
il mangime ed il fertilizzante – ovverosia centinaia di sostanze diverse – viene
disciolto, assimilato, elaborato e trasformato; d’altro canto una gran quantità
di sostanze dannose e/o tossiche tende ad accumularsi nell’acqua e non vi è
alcuna polverina, bustina o pozione magica che possa sostituire un salutare
cambio parziale dell’acqua.
Perché spesso si forma una
patina oleosa in superficie?
La patina in superficie è
causata da un eccesso di sostanze organiche disciolte in acqua, solitamente
generate da un eccesso di cibo. Queste sostanze vengono aggredite dai batteri
eterotrofi aerobi che si organizzano in colonie lì dove la quantità di ossigeno
è maggiore, nell’interfaccia acqua-aria –ossia sulla superficie – ostacolando
gli scambi gassosi. L'utilizzo dell'ossigenatore per disperdere la patina può
causare sbalzi di pH, poiché viene dispersa la CO2 che tampona
l'acidità dell'acqua. I rimedi possibili sono due:
-
indirizzare il getto della
pompa del filtro in modo che muova la superficie dell'acqua (non sempre dà
effetti sicuri);
-
praticare un foro a pelo
d'acqua nel primo scomparto del filtro (dove solitamente alloggia il
termoriscaldatore) e proteggerlo con una griglia come quelle che si hanno più
in basso. In questo modo i batteri vengono trasferiti nel filtro dove trovano
un ambiente più adatto a loro.
Il prossimo mese vedremo altri
quesiti inerenti il filtro e l’alimentazione.
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