Tutto quello che avreste voluto sapere sull’acquario… e nessuno vi ha mai detto (parte seconda)

Testo di Maurizio Lodola
 

Il filtro

Quale deve essere la portata della pompa?

La portata della pompa deve essere dimensionata non solo al volume dell'acquario, ma soprattutto a quello dei materiali filtranti: una pompa molto potente sicuramente farà un gran movimento d'acqua, ma non darà ai batteri il tempo di elaborare le sostanze tossiche. La portata giusta dovrebbe essere circa 100 volte il volume dei materiali filtranti.

Esempio:

Volume acquario 150 litri

Volume filtro pari al 10% di 150 = 15 litri

Volume materiale filtrante pari al 3% di 150 = 4,5 litri

Portata pompa pari a 4,5 X 100 = 450 l/h.

 

È utile filtrare con carbone?

Il potere adsorbente del carbone non è molto selettivo e quindi con un suo utilizzo continuativo si corre il rischio di prelevare dall'acqua anche vitamine, fertilizzanti e integratori vari che abbiamo introdotto in acquario per migliorare le condizioni di vita dei nostri ospiti, piante o pesci che siano.

Dopo un periodo di due o tre mesi, il carbone potrebbe rilasciare quanto trattenuto sino a quel momento per un semplice sbalzo di pH verificatosi magari durante un cambio d'acqua, con conseguenze catastrofiche. Il carbone è un materiale filtrante ad azione chimica e quindi deve essere utilizzato solo per tempi limitati e per motivi specifici, come l'adsorbimento di un medicinale a fine cura per eliminare dei coloranti dall'acqua (come il tannino rilasciato dai legni di torbiera, e così via).

 

L’alimentazione

Perché in commercio ci sono tanti mangimi diversi?

I pesci hanno evoluto nel tempo un’anatomia in gradi di sfruttare al meglio le risorse alimentari disponibili nel loro ambiente.Anche le funzioni relative ai vari apparati, come il sistema di digestione (produzione di succhi gastrici, trasporto del cibo nell'intestino, assimilazione degli elementi nutritivi, etc.), variano a seconda del cibo che essi ingeriscono in natura. Le aziende specializzate nella produzione di mangimi per pesci d’acquario ben conoscono le esigenze di ogni gruppo e ne tengono conto durante la formulazione degli alimenti specifici: i Ciclidi africani, ad esempio, necessitano di alimenti a basso contenuto proteico, ma ricchi in fibre; i Ciclidi sudamericani esattamente il contrario…

 

Quale mangime scegliere (scaglie, granuli o pasticche)?

Avrete sicuramente già notato che vostri pesci prediligono certe zone dell’acquario dove stazionano di preferenza e dove cercano anche il cibo. Su questa base si distinguono:

  • Pesci con la schiena piatta, con la bocca rivolta verso l’alto e la pinna dorsale spostata verso la coda; vivono appena sotto la superficie dell’acqua; esempi tipici sono i Gasteropecilidi e i Ciprinodontidi.

  • Pesci di fondo a ventre piatto e bocca rivolta verso il basso; gli esempi più noti sono i Loricaridi, i pesci del genere Coridoras e Botia.

  • Pesci che occupano di preferenza le zone medie e vicino alla superficie, che catturano il loro cibo cacciando o pizzicandolo.

  • Per tutti i pesci di superficie sono adatti i cibi in scaglie e liofilizzati.

  • Per i pesci che stanno a mezz’acqua sono indicati i cibi granulari e le pastiglie adesive.

  • I pesci che vivono vicino al fondo cercano il loro cibo di preferenza sopra e all’ interno del fondale, oppure raschiano le alghe (Loricaridi, Ciclidi dei grandi laghi africani e il genere Ancistrus). Anche i cibi granulari e tutte le pastiglie sono per loro ideali. Gli avannotti hanno bisogno di un’alimentazione particolare perché devono crescere ed hanno perciò esigenze alimentari diverse rispetto ai pesci adulti. Subito dopo aver consumato il sacco vitellino vanno nutriti con cibi micronizzati specifici finché raggiungono la dimensione di un Guppy appena nato (circa 6 mm.), poi possono essere alimentati con scaglie finemente sminuzzate. Appena raggiunti i 15-20 mm. possono essere nutriti con cibi in microgranuli.

Come deve essere utilizzato il mangime surgelato?

Gli alimenti surgelati risultano solitamente più appetibili di tutti, ma dal punto di vista nutrizionale sono incompleti: durante il tempo di scongelamento perdono tutte le vitamine e quindi necessitano di integrazione. A seconda dei tipi hanno troppe fibre (dafnie), troppi grassi (tubifex) o poche proteine (artemie) e così via. Vanno quindi bene solo in caso di somministrazione saltuaria (non più di due volte la settimana) o di inappetenza di qualche specie (pesci di cattura, postumi di una malattia, ecc.), sempre abbinati a mangimi completi in scaglie e/o in granuli. Prima di essere somministrati vanno scongelati e sciacquati, eliminando il liquido residuo, causa principale della formazione di fosfati in acquario e della relativa esplosione algale. Una valida alternativa sono i liofilizzati, più facili da somministrare e conservare, soprattutto igienicamente sicuri.
 

Le piante

Di cosa si nutrono le piante?

Le piante si nutrono soprattutto di carbonio, -  sotto forma di anidride (CO2) che trasformano in zuccheri attraverso la fotosintesi clorofilliana - e di azoto. Azoto, ferro e carbonio sono gli elementi chimici plastici, ma mentre l’azoto è presente in quantità ottimale, se non addirittura in eccesso (sali di ammonio, nitriti e nitrati), ferro e carbonio spesso scarseggiano poiché non vengono integrati con il mangime. Il ferro (Fe) è un catalizzatore indispensabile per il processo di fotosintesi; insieme alla CO2, è uno degli elementi che frequentemente scarseggiano in acquario.

 

Perché le mie piante hanno una crescita stentata?

Le piante necessitano per il loro accrescimento, oltre che della luce e della CO2, di molti composti chimici inorganici che possono essere divisi in elementi plastici, cioè impiegati per la costruzione dell’organismo e utilizzati in grande quantità (macroelementi), e in elementi con funzione di regolazione, cioè impiegati come catalizzatori delle innumerevoli reazioni biochimiche che avvengono al loro interno, utilizzati invece in quantità piccolissime (microelementi). Tali elementi sono tutti indispensabili per la crescita delle piante e l’assenza di anche uno solo di essi porta all’arresto della reazione chimica a cui è preposto, con relativa disfunzione strutturale o biologica.

La buona riuscita della coltivazione di una pianta dipende dalla disponibilità in quantità ottimale di ogni elemento: la presenza al minimo anche di un solo elemento comporterà l’utilizzazione  minima di tutti gli altri (Legge del minimo di Liebig).
 

Le malattie

Perché i pesci si ammalano?

Lo stress è la causa principale dell’insorgenza di patologie in acquario: diminuisce la produzione di sostanze che inibiscono le malattie e  pertanto, come prima cosa, dobbiamo fare il possibile per individuarne le cause,  poiché solamente  così i problemi potranno essere eliminati.

Qui di seguito i principali motivi di stress:

  • acqua non rispondente alle esigenze dei pesci (salinità e pH)

  • inquinamento

  • filtro insufficiente

  • materiale filtrante non adatto

  • poche piante e dalla crescita stentata

  • sovraffollamento

  • abbinamenti dei pesci non adatti

  • lotte per il territorio     

  • trasferimenti (cattura, trasporto e introduzione)

  • ambiente nuovo o non adatto

  • alimentazione non adeguata

  • utilizzo di prodotti non adatti e di scarsa qualità

Come si curano i pesci malati?

Ovviamente è indispensabile diagnosticare esattamente e tempestivamente l’esatta malattia.

Quindi occorre:

  • alzare la temperatura dell'acqua per accelerare il ciclo riproduttivo del parassita e riuscire così a colpire gli stadi larvali, solitamente più sensibili al medicinale;

  • introdurre piante acquatiche che riducono il numero dei batteri patogeni e diminuiscono alcuni tipi di larve di parassiti, rafforzando in tal modo le difese immunitarie dei pesci;

  • aggiungere un complesso multivitaminico al cibo o direttamente nell'acqua nel caso i pesci abbiano perso l'appetito;

  • utilizzare il curativo appropriato secondo modalità e dosaggio del produttore.

Dopo ogni cura contro malattie si deve effettuare sempre un cambio parziale dell'acqua. Preparate l'acqua nuova con un buon biocondizionatore, versandone una dose aggiuntiva direttamente nell'acquario per neutralizzare i residui dei prodotti curativi. E' opportuno utilizzare in questa occasione il carbone attivo. Se sono stati utilizzati prodotti contro i batteri è indispensabile trattare l'acqua, una volta terminata la cura, con un attivatore batterico per ripristinare le indispensabili colture batteriche del filtro.