L’importanza del colore nei pesci
a cura di Maurizio Lodola
e M. Letizia Tani
La sorprendente varietà di colori riscontrabile nel mondo
animale è dovuta a meccanismi diversi a seconda delle classi sistematiche: ai
vasi sanguigni trasparenti, alla presenza di pigmenti o a particolari strutture
rifrangenti la luce. Comunque sia, in natura la colorazione è un fattore di
primaria importanza per l’individuo, strettamente correlata all’ambiente ed
alle abitudini di vita. Nella maggior parte degli animali dotati di percezione
visiva, l’uso del colore è alla base di una vasta gamma di relazioni inter ed
intraspecifiche: le appariscenti livree esibite da molti maschi servono per
farsi notare dalle femmine, ma anche ad allontanare eventuali rivali; le vistose
colorazioni aposematiche, spesso associate a veleni e sostanze irritanti, hanno
lo scopo di scoraggiare i predatori; i colori mimetici fanno parte del
comportamento difensivo, permettendo alle prede di non essere notate sullo
sfondo in cui vivono ma, parimenti, garantiscono anche ai predatori di
avvicinarsi furtivamente ad esse durante la caccia.
Non a caso, negli animali che vivono in condizioni di luce
ridotta o assente - come certe specie dalle abitudini crepuscolari o notturne -
la colorazione è poco evidente, poiché in tali condizioni il meccanismo della
visione è poco efficiente e non riveste molta importanza nella vita di
relazione. In certe forme di vita cavernicole o dei fondali abissali la
colorazione può mancare del tutto; inoltre, gli animali depigmentati sono
spesso privi di occhi o con una limitata percezione visiva, avendo sviluppato ed
affinato altre capacità sensoriali per sopravvivere. Al contrario, alcuni pesci
ed organismi che vivono fra i 200 e 1000 mt. nelle profondità sottomarine sono
dotati di grandissimi occhi dalla complessa struttura, con una retina
straordinariamente sensibile, in grado di captare anche la più debole luce
emessa nel buio. L’ipotesi è che tali strutture ottiche si siano evolute
parallelamente a degli speciali organi luminosi, i fotofori, i quali con il loro
bagliori rischiarano il crepuscolo abissale.
Il canale visivo è indubbiamente una modalità di
trasmissione dei segnali rapida ed efficace e, in tutti i casi in cui è
possibile la comunicazione visiva, i segnali cromatici vengono recepiti
immediatamente dagli individui che li osservano. Semplicemente mostrandosi agli
altri, un animale indica - attraverso la colorazione e la postura assunte - il
proprio status sociale e lo stato motivazionale del momento. Le esibizioni di
creste, bargigli e piumaggi sgargianti degli uccelli, i disegni e i colori di
molti pesci, anfibi e rettili, come pure le particolari strutture di alcuni
mammiferi (corna, criniere), sono esempi di segnali visivi permanentemente
utilizzati nell’ambito della comunicazione intraspecifica.
Il rovescio della medaglia è che tali segnali possono
essere intercettati anche dai predatori, perciò, in molti casi, disegni e
colori vistosi vengono mostrati soltanto per breve tempo ed in particolari
contesti comportamentali. Sono numerose le specie di Invertebrati e Vertebrati
che presentano variazioni di colorazione in determinati momenti del loro ciclo
vitale: a seconda dello stadio di maturazione si avranno livree
giovanili/adulte; livree invernali/estive che si ripetono ciclicamente durante
l’anno, come pure le livree riproduttive/d’eclissi. Si possono inoltre
osservare variazioni cromatiche momentanee in risposta a stimoli esogeni e/o
endogeni; molti animali - soprattutto rettili, anfibi, pesci, crostacei decapodi
e molluschi cefalopodi - sono in grado di attuare rapidi cambiamenti cromatici,
anche in frazioni di secondo, a seguito di stimoli nervosi o sotto
un’influenza ormonale.
Nell’ambito dei Pesci sono numerose le specie che
presentano notevoli differenze cromatiche e di disegno fra le forme giovanili e
quelle adulte, soprattutto fra i pesci d’acqua dolce: fra
i tanti basti citare i comuni Lebistes, nei quali le code multicolori appaiono solo alla maturità; oppure
i giovani Discus, che dopo qualche
mese di accrescimento lasciano la loro
caratteristica livrea a righe verticali per assumere la classica colorazione
rosso-azzurra degli adulti; altrettanto significativa è la differenza fra la
colorazione grigiastra dei giovani di Astronotus ocellatus e la splendida livrea a macchie rosso-arancio
degli individui maturi. In mare d’estate è frequente lo spettacolo dei banchi
di piccole castagnole (Chromis cromis)
dall’intenso colore blu elettrico, ben riconoscibili dagli esemplari più
grandi, colorati di nero.
Tali variazioni cromatiche si possono interpretare in
parte come adattamento all'ambiente degli stadi giovanili (colorazione
protettiva), e in parte come caratteri di riconoscimento per gli stessi giovani
che si uniscono in gruppo o per farsi riconoscere dai genitori (colorazione
evocativa).
Variazioni annuali della colorazione sono inoltre
frequenti fra maschio e femmina di molte specie di pesci, nei quali le diversità
cromatiche della livrea rappresentano un importante elemento riconoscitivo nel
dimorfismo sessuale. Generalmente più vistose nel maschio, le livree nuziali si
manifestano in seguito ad un'aumentata produzione degli ormoni sessuali,
specialmente del testosterone. Significativi cambiamenti della colorazione
possono indicare un’inversione sessuale dell’individuo che, da femmina
diventa maschio - come avviene per i Labridi - o viceversa. Gli splendidi colori
esibiti dai maschi adulti di Coris julis o di Thalassoma
pavo consentono di individuarli immediatamente in mezzo alle più
insignificanti livree delle femmine.
Il dimorfismo cromatico si accentua in particolar modo
durante il periodo riproduttivo, quando i maschi esibiscono vistose livree
nuziali nel tentativo di attirare presso di sé le femmine. Il comportamento
sessuale dello spinarello (Gasterosteus
aculeatus), un pesciolino delle acque dolci europee, è notevolmente
influenzato dal colore: la sua livrea normalmente poco vistosa si accende di
rosso sul ventre all’epoca della riproduzione, segnalando in tal modo alle
femmine la sua disponibilità all’accoppiamento e, al contempo, mostrandosi
bellicoso nei confronti degli altri maschi. L’importanza di questa colorazione
nuziale è stata provata con vari esperimenti dall’insigne etologo N.
Timbergen: ponendo una femmina di spinarello di fronte ad un oggetto rosso, essa
si comporta analogamente che con un maschio vero; parimenti alla femmina, lo
spinarello maschio reagisce alla vista di tutte le sagome di colore rosso,
scagliandovisi contro rabbiosamente. Terminata la fase degli accoppiamenti, lo
spinarello assume una colorazione mimetica grigio scura, dedicandosi alla cura
delle uova nel nido. E' interessante notare che alcune popolazioni di questi
pesci, nei quali i maschi non cambiano livrea al momento della riproduzione,
mantenendo il loro colore grigio uniforme, hanno maggiore difficoltà a spingere
le femmine verso il nido, venendo però compensati da una minore pressione
predatoria da parte delle trote, che li vedono più difficilmente rispetto a
consimili dal ventre rosso.
Le differenze cromatiche legate al dimorfismo sessuale
trovano probabilmente la loro ragione evolutiva nel tentativo di evitare i
fenomeni di ibridazione che porterebbero alla scomparsa di molte specie; è
significativo, infatti, che le differenze di colorazione siano più nette fra
specie simili morfologicamente o strettamente imparentate. D’altra parte, a
fronte di tale vantaggio, la vivacità della colorazione comporta una maggiore
visibilità agli occhi dei predatori e, quindi, se tale carattere si è
affermato nel tempo occorre presupporre che sia comparso per una qualche
necessità degli individui, per esempio come adattamento ad un ambiente
ristretto e densamente popolato, con comunità formate da specie diverse. In
tali condizioni, infatti, la differenziazione intraspecifica assume
un’importanza vitale per la sopravvivenza, tale da essere superiore al rischio
di essere visti dai predatori.
Oltre alle esibizioni di corteggiamento, i cambiamenti di
colorazione sono frequentemente abbinati anche alle esibizioni di minaccia. Ben
conosciuto è il caso del maschio di Betta
splendens, detto pesce combattente per le furibonde lotte che è solito
ingaggiare al confronto con altri maschi. In natura e in condizioni normali,
questi pesci hanno colori insignificanti e un atteggiamento dimesso, ma di
fronte a degli intrusi nel loro territorio reagiscono colorando le lunghe pinne
di rosso e blu intenso, esibendole all’ipotetico aggressore in atteggiamento
di “imposizione”. Questo atteggiamento, che può durare anche per delle ore,
avviene sempre in risposta ad uno stimolo visivo: esperimenti condotti su maschi
di Betta con degli zimbelli di vari
colori, ma anche posti di fronte ad uno specchio, hanno mostrato che l’animale
reagisce allo stimolo della livrea colorata esibendosi fino allo sfinimento.
Analogamente, durante gli scontri territoriali, i maschi di Cichlasoma
(Thorichthys)
meeki si fronteggiano mostrandosi reciprocamente la cavità orale di colore
rosso acceso - ragion per cui
vengono detti “bocca di fuoco” - e sollevando minacciosamente gli opercoli
branchiali, sui quali campeggia una macchia scura bordata di chiaro, simile
all'occhio di un pesce più grande; lo scopo di questa esibizione è di
conferire all’individuo dimensioni maggiori e di atterrire il rivale.
Molte interazioni sociali possono essere rilevate
attraverso delle variazioni cromatiche che poi scompaiono al termine del
confronto. Il pesce farfalla, Chetodon
lunula, abbandona la normale livrea mimetica per una più vistosa quando
reagisce con altri soggetti, perdendo poi il colore alla fine
dell’interazione. Talvolta, come nel caso di molte specie di Ciclidi,
l'animale è in grado di mutare improvvisamente la propria colorazione a seconda
dello stato motivazionale interno (paura, aggressività, eccitazione, ecc.).
Osservando le variazioni di livrea di pesci quali Hemicromis
fasciatus o Pseudotropheus zebra in
diverse situazioni comportamentali, si possono dedurre i messaggi ad esse
associati, poiché c'è una corrispondenza univoca tra la colorazione assunta e
l'azione che ne consegue. I segnali visivi rappresentano dunque una forma di
comunicazione inequivocabile per i conspecifici, ma che, anche l'uomo,
prestandovi la debita attenzione, può imparare a tradurre.
In ogni caso, i responsabili dei cambiamenti di colore
sono i cromatofori, cellule di forma stellata disposte in vari strati
nell’epidermide e nel sottostante derma. Al loro interno si accumulano granuli
di pigmento di natura endogena (melanine, guanine) o esogena (carotenoidi,
flavine). A seconda del tipo di pigmento che contengono, i cromatofori si
distinguono in: melanofori, con granuli di melanina dalle tonalità scure, dal
marrone chiaro al nero; xantofori (o lipofori), a pigmento giallo ed eritrofori,
a pigmento rosso, entrambi costituiti da carotenoidi e pterine, composti chimici
ai quali sono associati i colori che vanno dal giallo al rosso-arancio. Sono i
carotenoidi a conferire i brillanti colori del Carassius auratus, il
comune pesce rosso, mentre le pterine danno, ad esempio, le macchie gialle delle
salamandre. Infine si parla di guanofori (o iridofori) per quei cromatofori
ricchi di cristalli di guanina, generalmente incolori ma che, opportunamente
orientati, fanno variare i colori dei pigmenti a seconda dell’incidenza della
luce. Questi meccanismi di interferenza dei raggi luminosi conferiscono la
caratteristica iridescenza alla cute di molte specie di pesci.
I rapporti tra i melanofori e gli altri tipi di
cromatofori determinano la possibilità dei cambiamenti di colore in molti
Vertebrati eterotermi, Pesci compresi. La diffusione dei granuli di pigmento
nelle fitte terminazioni periferiche dei melanofori rende la cute più scura;
invece, se il pigmento si addensa al centro della cellula, l’effetto cromatico
sarà meno evidente e la pelle risulterà più chiara. A seconda del grado di
contrazione delle cellule pigmentate, la gamma cromatica può essere molto
ampia, tanto più nel caso di associazioni di cromatofori di vario tipo. Per
esempio, è stata spesso osservata l’associazione di melanofori, iridofori e
lipofori in strati sovrapposti, con i primi disposti nello strato più profondo,
ma estesi con lunghe ramificazioni anche ai livelli degli altri due cromatofori,
non ramificati. Quando il pigmento è concentrato nei melanofori, i cristalli di
guanina degli iridiofori, situati nello strato superiore, riflettono la luce,
specialmente i raggi a corta lunghezza d’onda, cioè i raggi blu. Si ottiene
così un colore strutturale azzurro che, aggiungendosi al pigmento giallo dei
lipofori nello strato più superficiale, dà luogo alla colorazione verde della
cute. Se invece la melanina sale lungo le ramificazioni fino agli strati degli
iridofori e dei lipofori, il colore diventa sempre più scuro, fino a mascherare
progressivamente le altre pigmentazioni; l’animale diventa quindi pressoché
nero.
Nei Pesci si distinguono cambiamenti di
colorazione “morfologici” , dovuti ad una variazione nel numero e/o
disposizione dei cromatofori, oppure nella quantità di pigmento da essi
contenuta, da quelli “fisiologici”, dove la variazione di colore e di forme
della livrea dipende esclusivamente dallo stato di stimolazione delle cellule
pigmentate. Esse sono innervate da fibre nervose simpatiche, responsabili della
contrazione del pigmento, e da fibre parasimpatiche che, invece, lo fanno
dilatare. L’attivazione nervosa avviene in seguito a stimoli visivi, come è
stato dimostrato effettuando la resezione dei nervi ottici su pesci che, resi
ciechi, non riuscivano più ad adattarsi cromaticamente al loro ambiente. Da
alcuni esperimenti condotti su Pleuronettidi (sogliole, passere di mare) –
pesci dall’elevata sensibilità mimetica, anche a fondali artificiali – si
è visto che, ponendo l’animale col capo su un fondo scuro ed il corpo su un
fondo chiaro, tutto il corpo assumeva una colorazione scura e viceversa. Dalle
sperimentazioni è emerso che la percezione del colore non dipende da quella del
substrato su cui è posto l’animale, ma dal rapporto quantitativo fra la luce
proveniente dall’alto e quella riflessa dal fondo. Ne deriva che la lunghezza
d’onda della luce è un fattore essenziale nella stimolazione delle cellule
pigmentarie.
Per quanto riguarda il meccanismo che regola
le migrazioni di pigmento all’interno dei cromatofori, è stato
dimostrato che avvengono in seguito a variazioni del potenziale elettrico
cellulare. Gli stimoli che controllano lo stato di espansione o di contrazione
del pigmento possono essere di natura nervosa, umorale o mista. Le variazioni
cromatiche molto rapide - quali i repentini cambiamenti di colore osservabili
per esempio nei polpi o nel camaleonte - avvengono per l'influsso del sistema
nervoso sulle cellule contenenti il pigmento. Invece, i cambiamenti di colore più
lenti, che servono all'animale come adattamento mimetico all'ambiente, avvengono
sotto controllo ormonale, in particolar modo per mezzo di ormoni ipofisari.
L’immissione in circolo di una massiccia dose di adrenalina – elaborata
dalla midollare surrenale - provoca la costrizione dei cromatofori e quindi uno
schiarimento della cute; in antagonismo, il lobo intermedio dell’ipofisi
secerne l’ormone MSH (“melanocyte stimulating ormone”), detto intermedina
(o melanotropina), responsabile della dispersione dei granuli di pigmento e
dell’iscurimento cutaneo. In condizioni naturali, l’intermedina consente
l’adattamento mimetico ad un fondo scuro e in condizioni di scarsa luminosità.
La differenza tra stimolazione nervosa ed ormonale non è
comunque essenziale, perché i due meccanismi agiscono in cooperazione: la
produzione e la scarica degli ormoni ipofisari che agiscono sulla pigmentazione
è controllata dal sistema nervoso centrale, sul quale convergono impulsi
nervosi determinati da vari stimoli sensoriali. Esiste infatti un “centro
pigmento-regolatore” al quale arrivano impulsi dai nervi ottici, ma non
soltanto da essi, perché gli animali possono cambiare colore se irritati;
inoltre, sono stati osservati cambiamenti di colore in pesci accecati, come
risposta, ad esempio, a variazioni di temperatura. Anche parti di cute denervati
possono cambiare di colore gradualmente, in genere con un decorso di ore.
I progressi della biologia molecolare hanno fatto luce su
molti aspetti oscuri della pigmentogenesi, spiegando la complessità nella
realizzazione di certe meraviglie della natura, quali il piumaggio del pavone,
le maculature o le striature nel pelame dei felini, oppure i complicati disegni
della cute di tanti pesci, anfibi e rettili. Al di là delle considerazioni di
natura fisiologico-strutturale, si è visto anche quanto sia importante la
comprensione etologica del fenomeno colore, la quale offre un’interpretazione
evolutiva dei meccanismi che lo hanno originato. L'analisi dei moduli
comportamentali legati alla comunicazione visiva ci consentirà quindi di
comprendere maggiormente le abitudini di vita e gli stati d'animo dei nostri
pesci, offrendoci una chiave di lettura del loro "muto" linguaggio.
BIBLIOGRAFIA:
AA. VV., 1992, “Dizionario di etologia”, Einaudi
editore, Torino.
Padoa E.,1979, “Manuale di Anatomia Comparata dei
Vertebrati”, Feltrinelli, Milano
Ward, P., 1979, “Il mimetismo animale”, De
Agostini, Novara.
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