Strategie
della riproduzione:
Aggressività e Cure parentali
Testo di Maurizio Lodola
e M. Letizia Tani
Prima parte - Il territorio riproduttivo
L’allevamento
in acquario di pesci territoriali presuppone la conoscenza di
alcune nozioni fondamentali di etologia per non incorrere in
insuccessi, mettendo a repentaglio la vita dei nostri beniamini.
A tale scopo, in questa prima parte, verranno esaminati alcuni
comportamenti che sono alla base della strategia per la
conquista e la difesa del territorio.
La
riproduzione di specie di pesci ovipare che curano gli avannotti
sino alla loro completa emancipazione è sicuramente quella che
dà maggiori soddisfazioni all’acquariofilo. Per potersi
cimentare con successo in queste esperienze, è necessario
conoscere le loro esigenze e il comportamento riproduttivo. Data
la vastità dell’argomento, si farà qui riferimento solo ad
alcune famiglie fra le più rappresentative da un punto di vista
etologico, che sono anche fra le più diffuse e conosciute dagli
acquariofili.
Le cure
parentali che i Ciclidi e gli Anabantidi prestano alla loro
prole sono una conseguenza dell’aggressività come difesa alla
predazione: il premio evolutivo a questo comportamento, molto
dispendioso dal punto di vista energetico, è un minor spreco di
uova e un maggior numero di figli che raggiungono l’età
adulta. In una parola, una "fitness" più alta.
L’aggressività
di molti Ciclidi si manifesta attraverso un territorialismo più
o meno spiccato. Quando raggiungono la maturità sessuale, i
maschi iniziano a difendere un territorio che non rappresenta
solo una riserva di caccia, ma anche una zona franca dove
possono sperare di concludere positivamente un ciclo
riproduttivo. Non tutti i maschi adulti hanno la possibilità di
conquistare un territorio: il successo dipende da una serrata
successione di precisi moduli comportamentali, tipici della
specie, di cui fanno parte i combattimenti con i maschi
confinanti.
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A
singolar
tenzone…
Le ostilità vengono aperte con l’esibizione
di una livrea che avverte i vicini dell’intenzione di
conquistarsi uno spazio proprio in cui riprodursi. Questa nuova
colorazione è di solito molto più intensa di quella
normalmente indossata ed è arricchita da macchie o fasce di
colore ad alto contrasto cromatico, per aumentarne al massimo la
visibilità.
La risposta non tarda a venire e iniziano le
prime scaramucce: non necessariamente si giunge al combattimento
vero e proprio e spesso queste lotte si fermano ad una
ostentazione di pinne, opercoli allargati e colori cangianti,
fino a che uno dei contendenti non cede il passo all’altro,
assumendo una livrea dimessa e ritirandosi.
Questi combattimenti "ritualizzati"
hanno lo scopo di affermare il rango di un individuo rispetto ad
un altro, di stabilire cioè una scala gerarchica senza l’eliminazione
fisica dell’avversario.
Scene di lotta tra due Aequidens
pulcher:
- minaccia in posizione laterale e lievi colpi di coda, a pinne spiegate
- carosello, nuoto minaccioso in cerchio, con membrana branchiostega
abbassata
- colpo di coda contro la testa del rivale
- l’animale in primo piano assume una posizione di
sottomissione (colorazione dimessa e pinne abbassate)
- i due si ergono uno di fronte all’altro e si
afferrano per la bocca
- i due si tirano per la bocca
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Nei Ciclidi i due avversari si contendono di
fronte o di fianco esibendo le pinne e, nella minaccia frontale,
soprattutto la membrana branchiostega e gli opercoli branchiali,
ostentando contemporaneamente una livrea sfarzosa. Prima di
accingersi alla lotta, i due rivali compiono alcuni giri l’uno
attorno all’altro; quindi uno dei due inizia a colpire l’avversario
con la coda e la pressione trasmessa con questo colpo di coda
indica all’avversario la forza del suo rivale.
L’Apistogramma wickleri si è
specializzato proprio nei colpi di coda: li esegue mettendosi
sotto l’avversario, provocando un risucchio d’acqua che lo
spinge in basso.
Dopo lo scambio di colpi di coda, quasi tutte
le specie passano a tirarsi e a spingersi con la bocca,
afferrandosi per la mandibola o la mascella, fino a che uno dei
due cede, ritira le pinne e si allontana. Se non riesce a
ritirarsi è oggetto di continui attacchi da parte dell’avversario,
il quale sperona e danneggia senza più alcuna inibizione i
fianchi e le pinne del rivale, portandolo rapidamente alla morte
(questo però avviene solo quando gli esemplari sono tenuti in
acquario).
Anche in natura si possono verificare situazioni in cui
lo scontro viene portato alle estreme conseguenze: è il caso del pesce combattente
(Betta
splendens).
Questo bellissimo Anabantide dalle lunghe
pinne colorate vive in ambienti piuttosto ristretti, come delle
semplici pozzanghere che si formano durante il periodo delle
piogge. Se un altro maschio si presenta nel suo territorio il
combattimento è inevitabile e la parte ritualizzata ridotta al
minimo. L’aggressività in questa specie è tale che, solo
dopo pochi secondi di esibizione delle pinne e degli opercoli
branchiali, si passa al combattimento vero e proprio, quasi
sempre mortale per uno dei due contendenti.
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Un morso che
è
quasi un bacio
Le modalità del confronto variano inoltre a seconda
delle specie e del tipo di cure parentali che adottano durante la riproduzione.
Ricerche condotte da R. Apfelbach sul genere Tilapia hanno
messo in rilievo palesi differenze nella lotta bocca a bocca tra
le specie che depongono le uova su un substrato e quelle che
praticano l’incubazione orale. Nelle prime i pesci si
afferrano saldamente l’un l’altro per la bocca, mentre i
Ciclidi ad incubazione orale non si mordono mai in tal modo e
lottano spingendosi a bocca spalancata, con le labbra
giustapposte. Questo urtarsi a bocca aperta rivela una
ritualizzazione che aumenta di pari passo con la
specializzazione nell’incubazione orale della prole.
Evidentemente questa tecnica di cura dei piccoli richiede una
cavità orale sensibile, che mal si concilierebbe con la forma
rude di lotta praticata invece dalle specie che depongono sul
substrato.
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In alcuni pesci marini
tropicali, come il Chelmon
rostratus (ma anche nei Chaetodon e negli Heniochus),
non si arriva mai al confronto bocca a bocca, data la
delicatezza dell’apparato buccale specializzato nella
ricerca del cibo tra i coralli, così che i due
avversari lottano spingendosi con la testa, mentre i
pesci pagliaccio (Amphiprion percula) parano i
colpi dell’avversario proteggendosi con le pinne
pettorali.TOP |
Combattimento per la conquista del territorio
tra due Chelmon rostratus.
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Tecnica di parata di due pesci pagliaccio Amphiprion
percula che combattono.
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La convivenza
in acquario
Quando però lo spazio vitale è
molto limitato, dalle minacce si passa alle vie di fatto. E’
molto frequente in un acquario, dove il volume della vasca non
consente a più di un maschio di conquistare un territorio, che
il combattimento possa procurare seri danni ad uno dei
contendenti. Se intendiamo allevare pesci territoriali nel
nostro acquario, dovremo prendere alcune precauzioni per
permettere a tutti una pacifica convivenza.
Durante l’allestimento avremo cura di
creare già dei territori naturali, posizionando in modo
opportuno sassi, legni ed eventualmente anche piante di una
certa dimensione, in modo che i nuovi ospiti, dopo le solite
scaramucce di rito, ne possano prendere possesso celandosi
alla vista del rivale. Dovranno essere presenti anche dei
ripari dove gli individui particolarmente sottomessi possano
rifugiarsi per evitare gli attacchi insistenti del rivale.
E’ indispensabile, inoltre, che i pesci
siano introdotti più o meno contemporaneamente e
soprattutto abbiano circa la stessa dimensione. Introdurre
un nuovo ospite quando i giochi sono già fatti,
significherebbe costringere tutti a ridimensionare i propri
territori, che verrebbero difesi strenuamente con
conseguenze anche piuttosto gravi per i perdenti.
Se il numero di individui è molto
elevato rispetto alla possibilità di fornire un territorio
a ciascuno di essi, l’aggressività verrà repressa fino a
quando non si creerà una coppia pronta per la riproduzione.
Data la forte motivazione dei riproduttori, gli equilibri in
atto verranno travolti e ogni altro individuo sarà
sottoposto a notevole stress, le cui conseguenze sono spesso
una diminuzione delle difese immunitarie, con il rischio di
una epidemia che decimerà il gruppo. Si assiste spesso ad
una sorta di autoregolazione: infatti il numero dei
superstiti normalmente corrisponde al numero massimo di
esemplari che possono convivere in quell’ambiente che
abbiamo destinato loro.
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La
vita di gruppo
e l’harem
Nelle specie di Ciclidi che
normalmente conducono vita gregaria si possono osservare dei
moduli comportamentali peculiari con cui vengono evitati gli
scontri fisici diretti, come nel caso del Tropheus moorii,
dal temperamento molto aggressivo. La convivenza in branchi più
o meno numerosi ha evoluto in questa specie un comportamento
ritualizzato, senza l’uso di scontri fisici, per cui l’aggressore
viene acquietato esibendo una fascia di colore giallo che
compare sul corpo anche quando depone le uova e quando
corteggia; contemporaneamente il soggetto minacciato attua il
movimento detto "del tremito", anche questo specifico
della deposizione e del corteggiamento. Molto spesso certi
moduli comportamentali, che appaiono durante il cerimoniale di
corteggiamento per indurre il partner all’accoppiamento,
vengono utilizzati - non solo nei Pesci, ma un po’ in tutte le
classi - anche come segnali di sottomissione per calmare un
probabile aggressore conspecifico nella disputa per la
determinazione del grado gerarchico.
Un caso particolare di aggregazione è
quella di un Ciclide del Congo, il Lamprologus concolensis.
Durante il periodo riproduttivo ogni maschio occupa un
territorio molto ampio, con diversi nascondigli in cui
attira più femmine; all’interno di questo ogni femmina
delimita un proprio territorio che difende dalle altre. In
un primo momento, ogni femmina che sopraggiunge viene
attaccata in blocco dalle altre e, poiché il maschio prende
sempre le parti dell’ultima arrivata, anche questa riceve
la sua parte di territorio, il che pone un limite naturale
alla grandezza del suo harem. In harem di questo tipo, tra
le femmine si crea spesso una gerarchia regolata rigidamente
da combattimenti ritualizzati, come quelli visti prima per i
maschi.
Merita di essere ricordato anche il caso
del Labroides
dimidiatus, piccolo pesce marino pulitore che nel periodo riproduttivo
vive in gruppi sociali costituiti da un maschio e diverse
femmine, le quali hanno una tendenza naturale a cambiare
sesso che il maschio tende a sopprimere con un comportamento
aggressivo nei loro confronti. Se però il maschio muore o
comunque scompare, la femmina di rango più alto, cioè
quella dominante sulle altre, cambia immediatamente di sesso
diventando il nuovo maschio – padrone dell’harem.
Nel prossimo articolo vedremo in dettaglio i rituali di
corteggiamento e le cure che i genitori praticano alla propria prole e, talvolta, a quella
altrui.
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Dimmi
di che colore sei e ti dirò cosa vuoi
Gli stati motivazionali
La sensazione di paura, l’aggressività,
la predisposizione all’accoppiamento e le variazioni di
umore in genere, nei Pesci si manifestano attraverso un
cambiamento della livrea, con scomparsa o presenza di
macchie colorate, fasce verticali che fanno apparire il
soggetto più grande agli occhi del rivale, mentre invece
una colorazione dimessa serve per poter passare inosservati.
Quanto più un esemplare è motivato al
raggiungimento di un obbiettivo (ad esempio scacciare un
rivale dal proprio territorio o attirare le attenzioni di un
partner), tanto più intensa sarà la sua livrea, che
ostenterà segnali cromatici di inequivocabile
interpretazione da parte dell’individuo a cui il messaggio
è rivolto.
Nel caso dell’Hemichromis
fasciatus possiamo notare nella fig.1 un individuo privo
di territorio, con uno stato emotivo indifferente.
Nelle figg.2, 3 e 4 sono rappresentati tre stadi di
intensità crescente del vincolo territoriale e della
predisposizione alla lotta. La fig. 4 rappresenta lo stato
di massima aggressività.
Le figg.5 e 6 schematizzano due esemplari spaventati con
la necessità di nascondersi: il primo non ha riparo e deve
rimanere allo scoperto (la sua livrea cerca di essere la più
neutra possibile); il secondo trova riparo tra la
vegetazione acquatica (compaiono fasce a contrasto cromatico
per facilitarne il mimetismo).
Si noti, inoltre, come i melanofori in
diversi punti del corpo a volte concordino con quella dell’intera
livrea, a volte invece siano contrapposti: la colorazione
del pesce molto aggressivo (fig.4) è l’esatto negativo di
quella dell’individuo in uno stato indifferente (fig.1).
La fig.8 rappresenta una femmina prossima alla
deposizione, mentre la fig.7 una femmina che cura la prole: nella prima la livrea ha toni
dimessi per aumentare la capacità mimetica della femmina nei confronti di eventuali
predatori; nella seconda la presenza di un maggior numero di macchie facilita il
riconoscimento del genitore da parte degli avannotti, come vedremo nel
prossimo articolo.
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Glossario:
Cure parentali: tutele messe in atto da uno o
entrambi i genitori per la protezione della prole.
Fitness (inglese): la capacità
relativa che un organismo ha di sopravvivere e di
trasmettere i propri geni alle generazioni successive, cioè
"l’essere adatto" a un determinato ambiente (sinonimo:
successo biologico).
Melanòforo: cellula ramificata
della superficie cutanea, ricca di melanina; in alcuni
animali i m. possono espandersi o contrarsi in seguito a
stimolazioni nervose o azioni ormonali, determinando
variazioni di colore nei tessuti superficiali (ad esempio,
il camaleonte).
Membrana branchiostega: membrana
che forma la parte ventrale dell’opercolo branchiale.:
membrana che forma la parte ventrale dell’opercolo
branchiale.
Ritualizzazione: processo
evolutivo in cui si verifica un’alterazione delle
modalità o del contesto di un’azione, poiché questa
assume un ruolo importante nella comunicazione sociale. Un
combattimento ritualizzato mitiga l’aggressività dei
contendenti, giungendo comunque alla determinazione di un
vinto e di un vincitore.
Territorialismo: comportamento
della maggior parte degli animali che consiste nel delimitare il
proprio territorio entro cui svolgono le attività fondamentali,
quali la riproduzione, il nutrimento, ecc.
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Bibliografia
Eibl – Eibesfeldt I.: "I fondamenti dell’etologia", Adelphi (1980)
Heiligenberg W.: "A Quantitative Analysis of
Digging Movements and their Relationship to Aggressive Behaviour in Cichlids" da
Animal Behaviour, 13, pp. 163-170 (1965)
Hyatt Verrill A.: "Strani pesci e le loro
storie", Murzia (1978)
Konings A. e AA. VV.: "Il libro dei
Ciclidi", Ciclid Press (1993)
Lattes Coifmann I.: "Il sesso negli
animali", Editoriale Giorgio Mondadori (1987)
Lorenz K.: "L’aggressività",
Il Saggiatore (1976)
Wickler W.: "Das Züchten von Aquarienfischen. Das Vivarium",
Franck’sche Verlags-handlg., Stuttgart (1962)
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